4. Il chiaroscuro
Il chiaroscuro è un escamotage artistico che consiste nel
dare l'impressione che un'immagine piatta sia invece tridimensionale. Ciò avviene tramite la definizione di luci e di ombre attraverso l'accostamento di valori chiari, medi e scuri o con il colore (in pittura) o con una scala di grigi (nel disegno).
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Percepire la tridimensionalità, le forme, le profondità, le distanze in un'immagine a colori è molto più facile, mentre tradurre la stessa immagine in un chiaroscuro monocromo può essere difficile da immaginare.
Vediamo allora alcuni trucchi per facilitarci il lavoro e ottenere dei chiaroscuri più convincenti, con meno fatica.
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Se avessimo l'opportunità di vedere la realtà in bianco e nero, le sfumature di grigio sarebbero infinite, come lo sono in una buona fotografia "vintage". Tuttavia il disegnatore non deve affannarsi a cercare di usare un'infinità di toni: può sfruttare il fatto che l'occhio umano percepisce il mondo in modo sintentico: osserva la realtà e ne fa una sintesi. Per questo 7 gradi di chiaroscuro sono il numero perfetto per riuscire a creare un'immagine molto, molto realista.
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ESERCIZIO 1: La Sfera
L'immagine rubata da Instagram che vi ripropongo qui mostra un cerchio (figura geometrica piana) trasformato in sfera (solido tridimensionale) grazie al chiaroscuro.
La cosa più interessante è che lo sconosciuto autore - in alto - ha segnalato la scala tonale che ha utilizzato disegnando: solo 7 passaggi tra il massimo chiaro e il massimo scuro per rendere credibile la nostra sfera.
Vi propongo di disegnare più volte il cerchio e poi di provare a trasformarlo in sfere, palle, biglie. Noterete che non importa da dove arriva la luce o quali siano le situazioni "ambientali", 7 toni sono sempre e comunque sufficienti per avere un chiaroscuro estremamente realistico.
« Sfera matita e gessetto bianco su carta tinta, pubblicata sul profilo Instagram archi_students
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ESERCIZIO 2: pochi toni, ordinati
Come avete visto nel caso precedente 7 toni sono sufficienti per creare un'immagine che appaghi il nostro occhio. Cosa accadrebbe se noi ci sforzassimo di creare ancora più passaggi di grigio?
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Nell'esempio qui sopra possiamo notare che moltissimi toni scuri e alcuni toni chiari di assomigliano troppo per poter essere distinti nitidamente dalla nostra percezione, mentre al contrario:
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pochi toni (minimo 4, massimo 7) consentono di modellare un volume con maggiore plasticità perché ogni singolo valore è unico e distinguibile dall'occhio ed è eventualmente "sfumabile" con i toni adiacenti laddove sia necessario usare una sfumatura morbida e continua.
Per migliorare il proprio chiaroscuro, per imparare a disciplinare la propria mano, per regolare la propria pressione, suggerisco di disegnare due rettangoli come sopra: il primo suddiviso in 5, 6 o 7 quadrati, il secondo libero e di provare a riempire con i valori tonali, prima separati e poi sfumati.
Ripetendo l'esercizio per ogni matita a disposizione, si potrà:
- scoprire la matita più indicata alla propria mano
- regolare il tratto: per ottenere delle sfumature omogenee dovremo applicare sempre la stessa pressione e dobbiamo abituarci a dosarla per non ottenere le "rigacce"
- imparare a usare entrambe le mani mentre disegnamo: non solo c'è la mano che regge la matita, ma c'è anche l'altra mano con cui frenare la corsa della matita per non uscire dai bordi e per imparare a far terminare il chiaroscuro esattamente dove desideriamo.
Sopra: Studio testa del David di Michelangelo realizzata a matita da 蘇派画家 劉 恒智
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ESERCIZIO 3: dopo aver semplificato, arricchiamo
Quando passiamo dall'esercizio del chiaroscuro fine a se stesso al disegno di un soggetto, pur semplice, abituiamoci ad usare più matite contemporaneamente. In particolare la matita HB per lo studio delle forme e della composizione e per un grigio chiarissimo iniziale su tutta la superficie, la 2B per i toni più chiari, la 4B per i toni più profondi.
Per intensificare l'ombra è meglio fare più passaggi leggeri sovrapposti, piuttosto che calcare molto la mano.